giovedì 24 ottobre 2013

IL PERSONAGGIO: KEITH HARING

Protagonista assoluto del graffitismo, corrente che tra la fine degli anni '70 e i primi '80 ha visto emergere altri nomi eccellenti (tra i quali impossibile non ricordare almeno Jean Michel Basquiat), Keith Haring, in virtù di uno stile unico e facilmente comprensibile (quantomeno dal punto di vista meramente figurativo, se non da quello concettuale) è divenuto una vera icona dell'Arte del XX secolo. A causa della sovraesposizione di cui hanno goduto le sue immagini, è stato criticato più volte per aver "mercificato" il proprio operato in virtù dei profitti. Mai accusa fu più infondata, giacché anche quando gli venne consigliato di limitare il numero di opere in modo da farne aumentare esponenzialmente i prezzi, egli non smise di mettere a disposizione la sua mano -gratuitamente- a chiunque glie lo chiedesse, fosse pure un ragazzino per strada che gli porgeva il suo diario. Giunto in poco tempo al successo su scala mondiale, immerso in una scatenata vita notturna fatta di locali di tendenza, alla ricerca perenne di una stabilità sentimentale che forse raggiunse solo negli ultimi anni, Haring nel 1988 dichiarò: "Nella mia vita ho fatto un sacco di cose, ho guadagnato un sacco di soldi e mi sono divertito molto. Ma ho anche vissuto a New York negli anni del culmine della promiscuità sessuale. Se non prenderò l'AIDS io, non lo prenderà nessuno." Parole, ahimè, profetiche: il 16 febbraio 1990 il trentunenne Keith Haring, minato nel fisico dal virus HIV, ci lasciava. Gli anni '80 si chiudevano così portandosi via anche il più grande artista della decade.

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