martedì 20 maggio 2014

UN DUCA (BIANCO) IN SCARPE DA TENNIS: DAVID BOWIE 1983-1987


Quando David Bowie ritorna sulle scene nel 1983, a tre anni di distanza dalla rinascita commerciale di "Scary Monsters (And Super Creeps)" molte cose sono cambiate ma sono tre quelle su cui è bene soffermarsi. Prima: la casa discografica, che non è più la RCA bensì la EMI. Seconda: scade proprio in questo periodo il contratto che prevede ampissimi margini di guadagno su ogni prodotto targato Bowie a favore dell'ex manager del cantante. Terza, ma non ultima: un nuovo canale televisivo, di nome MTV, ha fatto da poco la sua comparsa portando i neonati videoclip nelle case di un pubblico di fruitori di musica infinitamente più grande rispetto a quello di pochi anni prima. Bowie sa di (o, quantomeno, crede di) doversi adeguare allo stile, tanto musicale che estetico, dei colleghi / rivali per rimanere sulla cresta dell'onda ed avvalendosi del produttore Nile Rodgers dà alle stampe "Let's Dance" primo album di una trilogia discografica maggiormente pop rispetto alla passata produzione. La mossa dà i suoi frutti e la title track dell'album diviene il singolo di maggior successo della carriera del cantante, reinventandolo come superstar e tracciando un profondissimo solco tra ciò che è stato e quello che è di lì a venire. Assaporato il successo e gli incredibili bagni di folla nel corso del successivo Serious Moonlight Tour, Bowie prosegue sulla stessa strada col successivo "Tonight" ma a questo punto è chiaro come l'ex Duca Bianco si trovi del tutto spaesato nelle sue nuove vesti. Il disco, pur generando una serie di singoli di discreto successo, non vende come il predecessore e sconta già in partenza una sorta di aridità creativa, risultando composto per la maggior parte di cover o rielaborazioni di brani già editi in precedenza. Nel tentativo di recuperare le posizioni perdute, "Never Let Me Down" del 1987 contiene solo di brani "nuovi" ma ciononostante fatica a decollare, sebbene abbia al suo interno quello che è probabilmente il miglior pezzo realizzato da Bowie nel decennio, ossia "Time Will Crawl". Accortosi del passo falso, sommerso da critiche e sfottò da parte della carta stampata e deciso a non tramutarsi nell'ennesima rock star sul viale del tramonto, David non esita a rinnegare questi ultimi due dischi già poco dopo la loro pubblicazione, bollandoli come il suo "Periodo Phil Collins" e si reinventa non come solista, bensì come membro di una band, i Tin Machine, autori di due lavori poco apprezzati sia dalla critica che dal pubblico. La vera rinascita artistica di Bowie si avrà solo nel '93 con "Black Tie White Noise", primo di una serie di lavori curiosamente tanto anti-commerciali quanto i predecessori erano stati radio-friendly. Ne riparleremo.

4 commenti:

  1. Beh, quel periodo della carriera di Bowie non l'ho mai digerito bene, anche se Let's Dance, in fin dei conti, non è così malaccio. I dischi rockettari con i Tin Machine (soprattutto il primo) non mi dispiacevano affatto; devo provare a riascoltarli adesso per vedere che effetto mi fanno a distanza di così tanto tempo.
    Certo che Scary Monsters era ben altra cosa...

    Ottimo post Jen!

    Un saluto.

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  2. Buon pezzo, piacevole e godibile. Leggere del Duca Bianco è sempre un piacere :-)

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  3. Ricordo che trovai "Tonight" una vera schifezza... Ottimo post, quanto al tuo "ne riparleremo", spero presto!

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  4. Grazie a tutti per il supporto, ragazzi! A mio avviso "Let's Dance" è un capolavoro nel suo genere... commerciale si, ma quanta classe nel songwriting! I due album successivi invece contengono alcuni episodi imbarazzanti ed una manciata di episodi gradevoli. Tuttavia rimangono una vivida testimonianza di ciò che stava attraversando Bowie in quel preciso periodo storico, anche perché credo sia inutile scrivere l'ennesima recensione di "Ziggy Stardust" o "Low" :D PS: il primo dei Tin Machine piace molto anche a me ;)...

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