martedì 13 maggio 2014

SAPER VEDERE LA MUSICA, PARTE IV


Le copertine dei dischi "classici" degli Iron Maiden sono tra le più belle di tutto il panorama metal del periodo e vedono come protagonista Eddie, da sempre mascotte della band e divenuto talmente iconico da essere persino più riconoscibile dei membri stessi del gruppo. La cover del bellissimo "Somewhere In Time", pubblicato nel 1986, vede un Eddie-cyborg spostarsi in un ipotetico futuro che deve molto alle atmosfere del film "Blade Runner", ma è interessante più che altro per la miriade di messaggi (più o meno) nascosti che cela al suo interno. Eccone giusto alcuni che potrebbero esservi sfuggiti:
Sul fronte:
-Il nome della strada in cui si trova Eddie è Acacia, in riferimento al brano "22 Acacia Avenue" presente su "The Number Of The Beast".
-A destra, sopra la mano che spunta dal basso, c'è un poster che riproduce il "vecchio" Eddie.
Sul retro:
-L'orologio segna le 23:58 in riferimento alla canzone "2 Minutes To Midnight".
-Un'insegna pubblicizza il Bar Aces High come l'omonima canzone tratta da "Powerslave".
-Le piramidi sono un altro riferimento all'album "Powerslave", la cui copertina si ispirava all'antico Egitto.
-Bruce Dickinson tiene in mano un cervello, come citazione della cover del disco "Piece Of Mind". 
-Un'altra insegna riporta "Long Beach arena", nome della location dove venne registrato il doppio "Live After Death".
-Nell'angolo in alto a destra (purtroppo coperto dal codice a barre in alcune versioni del disco) appare la figura di Icaro che precipita. E' un ovvio rimando alla canzone "Flight of Icarus", presente su "Piece of mind".
-La scritta "Herbert ails" (traducibile come "Herbert indispone") è un riferimento al fatto che lo scrittore Frank Herbert, autore di "Dune", impedì al gruppo di intitolare come la sua opera un proprio brano (nello specifico "To Tame A Land", da "Piece Of Mind")
Bene, ora prendete la vostra copia del disco (meglio se su LP), una lente d'ingrandimento e trovate tutti i restanti messaggi. Buona ricerca!

4 commenti:

  1. Devo dire che a parte i primi due (abbastanza evidenti) tutti gli altri non li ho mai notati. E sì che questo disco l'ho ascoltato infinite volte (la frase di chitarra di "The loneliness Of The Long Distance Runner" è qualcosa che mi commuove ancora, dopo centinaia di ascolti...), e se la gioca con l'esordio: non ho ancora deciso quale dei due è il mio preferito. Ma sai una cosa, Jen, non ho nemmeno voglia di decidere! :-)

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  2. L'obiettivo di questi post è quello di far aguzzare la vista, oltre che le orecchie. Inutile dire che "Somewhere In Time" sia il mio disco preferito dell'era Dickinson :D La prima volta che ho sentito il suono delle synth guitar sono andato completamente fuori di matto. Forse è il disco che è invecchiato peggio della loro intera discografia, ma chissenefrega... sono condannato ad andare sempre contro corrente! :)

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  3. I "condannati" sono quelli che la corrente la seguono...

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  4. Ragazzi c'è l'indulto in arrivo, non preoccupatevi.
    Cazzate a parte, gran bel lavoro Jen!
    Io comunque preferisco "The Number of The Beast"

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