lunedì 9 gennaio 2012

BON JOVI - New Jersey (1988)


Una medicina non così cattiva

I Bon Jovi con "New Jersey" sono riusciti nell'ardua impresa di far seguire ad un disco quasi perfetto, come il multimilionario  “Slippery When Wet”, un capolavoro altrettanto venduto. Perchè di capolavoro si tratta, senza ombra di dubbio, giacchè pochissime volte è capitato di ascoltare un album che scorra privo di intoppi dall'inizio alla fine, senza filler o brani deboli. Progettato per essere un doppio album (titolo previsto: l'ambiguo “Sons of Beaches”) ma ridotto a singolo lp per volere della casa discografica, timorosa che il costo elevato influisse sulle vendite, “New Jersey” vede il gruppo staccarsi da certe ingenuità pop rock ancora presenti nel precedente lavoro, in favore di un hard cromato e viscerale, influenzato non poco da Springsteen. Sono presenti anche numerosi accenni blues, sicuramente provenienti dalla penna di Sambora, che avrà poi modo di esprimersi pienamente in tal direzione nel suo (straordinario, neanche a dirlo) album solista del '91. Una lunga intro strumentale, sicuramente studiata per fare un grande effetto dal vivo, fa da apertura a “Lay Your Hands On Me” e ci troviamo subito di fronte ad un pezzo da novanta, dove a farla da padrone sono le tastiere dal retrogusto seventies, intrecciate a saltuari interventi vocali in chiave soul ed un hook straordinario. Lo zampino del song doctor Desmond Child graffia prepotentemente nella successiva “Bad Medicine”.  Scelto come singolo trainante, il pezzo rasenta la perfezione formale, grazie ad una base ritmica quadrata e possente amalgamata ad una componente melodica di stupefacente presa e a linee vocali squisitamente catchy. “Born To Be My Baby” si snoda su un andamento scanzonato e divertente, ma al tempo stesso ci regala una delle migliori performance vocali di Jon, coronata da un assolo intenso ed espressivo di Sambora. La tensione si stempera con “Living in Sin”, semi ballad introspettiva e notturna finita sul banco degli imputati per il suo video giudicato fin troppo osè e quindi censurato, in modo da non offendere i più pudici tra gli spettatori di MTV. Molte band del genere avrebbero potuto costruire la propria carriera su un brano come “Blood On Blood”, che evidenzia le doti tecnico compositive di un gruppo troppo spesso accusato a sproposito di scrivere soltanto hit destinate alla massa. Innegabilmente influenzato da Springsteen, il trio Jovi/Sambora/Child in questa occasione riesce a comporre un andamento ritmato, ma scevro da melodie troppo costruite e 'facili', per immergersi nell'anima dell'America più sincera e viscerale. Un intro blueseggiante fa da preludio a “Homebound Train”, pezzo tirato, asciutto e ruvido (che deve molto agli Aerosmith del periodo d'oro), graziato da un bel solo di armonica e da una fuga di hammond. Da rimarcare come in questo caso, Jon esplori spettri vocali sino ad ora inediti, adoperando timbriche ben più aggressive rispetto ai suoi soliti standard. La splendida “Wild Is The Wind” è la tipica gemma nascosta del disco: un brano dotato di un certo vigore, ma immerso in un mood notturno, accompagnato da una melodia trascinante e mai banale. Il tipico scricchiolio di un disco in vinile ci presenta “Ride Cowboy Ride”, breve affresco in lo-fi che sa di torridi pomeriggi passati  a bere whiskey sotto un assolato portico di una provincia nel sud degli States. “Stick To Your Guns” è una malinconica semi ballad impreziosita da un ispirato lavoro alla chitarra acustica e da un soffuso tappeto di tastiere, perfettamente in linea con le produzioni cromate dell'epoca. “I'll Be There For You” rappresenta l'ulteriore prova di come i Nostri siano in grado di scrivere una ballata toccante, dotata di un impressionante gusto nelle melodie ed ulteriormente impreziosita da ispirate backing vocals a cura di Richie Sambora. Torniamo a percorrere sentieri decisamente più rock con “99 In The Shade”, galvanizzante piece di hard cromato, che strizza l'occhio ad un certo party rock tanto in voga negli anni'80. Curiosa la chiusura affidata “Love For Sale”, sorta di divertissment contry blues in chiave acustica. Seguirà il mastodontico e trionfale "New Jersey Syndicate Tour" che consegnerà indenne la band al decennio successivo, nonostante un certo ammorbidimento del sound. Questa svolta – criticata dalla frangia più estremista di critici e fans della prima ora - ha sicuramente tolto un bel pò di mordente alle composizioni, ma d'altro canto ha permesso al gruppo di rimanere a galla, schivando l'iceberg chiamato grunge.

Tracklist:

Lay Your Hands On Me
Bad Medicine
Born To Be My Baby
Living In Sin
Blood On Blood
Homebound Train
Wild Is The Wind
Ride Cowboy Ride
Stick To Your Guns
I'll Be There For You
99 In The Shade
Love For Sale

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