Sebbene non sia il l'album più venduto della Regina del Pop, primato che spetta al precedente "True Blue" del 1986 (venticinque e passa milioni di pezzi) ed alla successiva raccolta “The Immaculate Collection” (trenta milioni), "Like A Prayer" è probabilmente IL disco fondamentale per comprendere tanto la donna Louise Veronica Ciccone, quanto l'artista Madonna. La fine del matrimonio con il rissoso Sean Penn ha indubbiamente contribuito allo sviluppo di un lavoro che, lasciatosi alle spalle la gioiosità di “True Blue” (nato non a caso quando la storia tra le due celebrità viveva il suo zenith), vira verso lidi più impegnati e riflessivi, in un tentativo di autoanalisi che parte dalla difficile infanzia della cantante, profondamente segnata dalla scomparsa della madre, e arriva al presente. Un disco nato per far discutere, insomma, e che riesce sin da subito nel suo intento grazie alla bagarre scaturita allorquando viene trasmesso il video del primo singolo. Croci in fiamme, Madonna con le stigmate e un Cristo di colore forse sono fin troppo per quegli anni così leggeri: il pubblico si divide, la Chiesa taccia l'artista di blasfemia e la Pepsi rescinde il contratto di sponsorizzazione del tour. Il passo più lungo della gamba? No, perché se è vero che, bene o male, l'importante è che se ne parli, alla fine è tutta pubblicità, gratuita peraltro, e fatti i conti sono in quindici milioni ad accaparrarsi una copia di questa “pietra dello scandalo” ed il successivo “Blond Ambition Tour” incassa 60 milioni di dollari. Dalla title track “Like A Prayer” che apre il disco, passando attraverso “Express Yourself”, “Love Song (scritta ed eseguita assieme a Prince) “Dear Jessie” e “Oh Father”, l'album non ha un solo punto debole. Quando si dice “Un disco della Madonna”...
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