Le premesse non erano certamente delle migliori: un lavoro nato dalla ripresa di brani abbozzati durante le sessions di "The Division Bell", vecchie oramai di vent'anni, non faceva ben sperare ed il timore che il disco si rivelasse un "pastiche" messo assieme alla bell' e meglio era tutt'altro che infondato. Ora che, finalmente, l'abbiamo nelle nostre mani possiamo toglierci ogni dubbio: "The Endless River" NON E' un brutto disco, ma ha il terribile handicap di essere esageratamente autoreferenziale e pieno di citazioni (consce o no) del passato più o meno lontano dei Pink Floyd. Chi scrive vi ha trovato tracce di "The Dark Side Of The Moon", "Wish You Were Here" e "The Wall", oltre ad ovvi rimandi al "fratello maggiore" "The Division Bell" (basti pensare alle parti vocali di Stephen Hawking). Qualcuno in sede di recensione l'ha anche giudicato un "disco noioso" e, mano sul cuore, non possiamo certamente dargli torto: la mancanza pressoché totale di parti cantate rende l'ascolto talvolta un vero "tour de force" e lascia l'amaro in bocca perché le idee non mancano e sono (talvolta) persino ottime, ma non vengono per nulla sviluppate. L'impressione generale è che se la band si fosse messa al lavoro sui pezzi subito dopo il tour del '94, il risultato sarebbe stato con buona probabilità il miglior disco del post-Waters. Un'occasione sprecata che, giocoforza, non potrà godere di una seconda possibilità.