Terminati gli impegni promozionali per "Fear Of The Dark", Bruce Dickinson decide che il suo tempo nei Maiden è oramai scaduto, e molla il colpo per dedicarsi in pieno alla carriera solista, che aveva avviato già nel 1990 con "Tattooed Millionaire". Steve Harris e compagni ingaggiano il poco noto Blaze Bayley proveniente dai Wolfsbane, pubblicando una coppia di dischi che sono considerati (non a torto) i peggiori parti della Vergine di Ferro. La colpa non è tutta del buon Blaze, il quale ce la mette tutta (nel limite delle sue -scarse- possibilità) per coprire una posizione così "scomoda" come quella di frontman di uno dei gruppi metal di maggior successo, ma in generale al songwriting che rasenta i minimi storici. Anche i fans più oltranzisti sono delusi dal nuovo corso intrapreso dalla band e per i Maiden non c'è via di scampo: bisogna richiamare Bruce! Detto, fatto: nel 2000 esce "Brave New World" un buonissimo comeback che vede il reintegro non solo di Dickinson, ma anche di Adrian Smith. Con una line up estesa a sei elementi, la band inglese affronterà una seconda gioventù, testimoniata da lavori qualitativamente altalenanti, tuttavia baciati da un notevole successo di pubblico.
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