Dopo un decennio trascorso a conquistare allori nel vecchio continente, mancando con sfortunata costanza il bersaglio negli States, “1987” aveva trasformato il vetusto Serpente Bianco in un idolo scintillante, adatto a conquistare la MTV generation. Ma i fans della vecchia guardia, conquistati dal blues primigenio al calor bianco degli esordi, avevano iniziato a storcere il naso già dalla svolta cromata accennata nel 1984 con “Slide It In”, perfezionata con il pluripremiato "1987." L'epilogo arriva con la pubblicazione di “Slip Of The Tongue”, opera di un gruppo ormai trasformatosi in una all star band al servizio del bizzoso David Coverdale, il quale recluta in formazione il 'guitar hero' Steve Vai (allievo del Maestro Frank Zappa), scelto evidentemente solo per il “nome” (peraltro ben pagato visto che – pare – per album e tour il buon Steve incassò la non indifferente cifra di un milione di dollari! ndA). Spesso considerato come il peggior lavoro degli Whitesnake, “Slip Of The Tongue” è un disco riuscito solo a metà, che affianca brani eccellenti ad altri dallo spessore qualitativo pressochè nullo. L'iniziale title track parte alla grande, grazie ad un epicissimo intro di tastiere, ma precipita subito nel baratro, a causa delle parti vocali strillate da un Coverdale oramai lontanissimo dal blues sensuale dei “brucianti” esordi in salsa porpora (leggasi Deep Purple). Si salvano soltanto le pregevoli ed intricate trame chitarristiche, interpretate da Steve Vai in preda al sacro furore. “Cheap An' Nasty” è un modesto brano rock and roll, che non solleva granchè le sorti del lavoro, mentre il remake di “Fool For Your Loving” (in origine su “Ready And Willing” del 1980) rappresenta il pomo della discordia, dividendo nettamente le opinioni dei vecchi fans da quelle dei neofiti. Il brano di per sè non è neanche male, ma soffre il confronto con la versione originale e neanche le acrobazie di Vai riescono ad annullare il persistente amaro in bocca. “Now You're Gone” pare costruita appositamente per ripetere l'exploit che aveva catapultato "1987" alla conquista delle classifiche americane, risultando una sorta di “Here I Go Again” ricoperta di lustrini. “Kittens Got Claws” ha tutti i pregi e difetti già riscontrati nella title track: grandi partiture chitarristiche svilite da vocalizzi fastidiosi come una zanzara insolente in una calda notte estiva. “Wings Of The Storm” risolleva le sorti di questo mezzo disastro, coronata da un pathos eroico e mozzafiato, sublimato da un solo di Steve Vai, che si candida ad essere uno dei pinnacoli della sua carriera. Se “Now You're Gone” fa le veci di “Here I Go Again”, “The Deeper The Love” è una scialba e mal riuscita imitazione di “Is This love”. L'episodio è costruito a tavolino per conquistare e soddisfare le esigenze delle radio FM americane, ma in questa occasione le emozioni latitano, sostituite da un irritante e mellifluo flavour pop dal sapore di plastica. Il groove della 'zeppeliniana' “Judgement Day” è una delle rare gemme dell'album, nonché uno dei migliori brani della carriera della band, grazie al suo incedere maestoso e roboanteo. Purtroppo lo stesso non si può dire di “Slow Poke Music”, brano per il quale la definizione di “inascoltabile” rende solo in parte l'idea che vogliamo descrivere. Consigliamo di premere senza indugi il tasto FWD sul vostro stereo e di passare alla conclusiva “Sailing Ships”, vero apice del disco, spesso definita (non a sproposito) la “Stairway To Heaven” degli Whitesnake. Il brano viene introdotto da delicati arpeggi di chitarra che esplodono e progrediscono in un finale da brividi, esaltato da un lavoro alle sei corde da antologia e puntellato da una magistrale interpretazione di Coverdale. Pur piazzandosi bene nelle classifiche, "Slip Of The Tongue" pone il sigillo alla seconda parte della carriera della band angloamericana, riesumata nel XXI secolo da un David Coverdale ormai esclusivamente interessato alla celebrazione del proprio ego.
Tracklist:
Slip Of The Tongue
Cheap An' Nasty
Fool For Your Loving
Now You're Gone
Kittens Got Claws
Wings Of The Storm
The Deeper The Love
Judgment Day
Slow Poke Music
Sailing Ships
Ciao, buon anno e complimenti per il blog.
RispondiEliminaSLIP OF THE TONGUE ovviamente ce l'ho ma leggendo la tua recensione mi sono reso conto che me ne ricordavo solo due brani!!!!
Il singolone strappalgrime e la bella Judgement Day.
Troppo, troppo poco. La memoria non mi inganna, è un lavoro trascurabile nella produzione dei Whitesnake e neanche lontanamente paragonabile a "1987" che resta pietra miliare di un certo tipo di musica a metà tra l'hard rock di maniera e l'AOR.
Ciao DiamondDog (gran bel nick tra l'altro), ti ringrazio per i complimenti!! Concordo pienamente con il tuo punto di vista, se "1987" è un lavoro epocale per il genere, "Slip Of The Tongue" è un disco che contiene oggettivamente alcuni brani pessimi, bilanciati da almeno tre capolavori (Wings Of The Storm, Judgment Day e Sailing Ships). Continua a seguirci che non mancheranno altre sorprese ;)
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