domenica 9 marzo 2014

CINQUE RAGAZZI CHIAMATI...ALICE!


Sebbene si tenda ad identificare con Alice Cooper solo quello strambo e surreale personaggio che amava girare su un palco con un boa al collo mentre cantava di quanto amasse i cadaveri prima che diventassero freddi, in realtà dal 1969 sino al 1974 Alice Cooper è stato il moniker dietro cui si celavano ben cinque brutti ceffi, membri della band più irriverente, sporca e cattiva che gli Stati Uniti avessero visto da molti anni a quella parte. Vince Furnier, Glen Buxton, Dennis Dunaway, Michael Bruce e Neal Smith nel 1969 debuttano per l'etichetta Straight di Frank Zappa con l'album "Pretties For You" ma né l'esordio, né il successivo "Easy Action" smuovono più di tanto le acque e sembra solo questione di tempo prima che il gruppo venga silurato. Invece accade il miracolo: il terzo album "Love It To Death" del 1971 diviene un successo grazie al singolo "I'm Eighteen" e lancia l'Alice Cooper Band nello stardom, posizione che viene cementata dal successivo e cattivissimo "Killer", uscito lo stesso anno. Se in studio i cinque fanno faville, dal vivo imbastiscono uno show che riesce a portare il cattivo gusto allo status di arte con trovate sceniche rimaste negli annali del rock: serpenti, una sedia elettrica, camicie di forza e chi più ne ha più ne metta. I genitori si coprono gli occhi disgustati, i ragazzini vanno in visibilio ed i contabili della casa discografica si sfregano le mani. Manca solo l'hit single definitivo e non tarda ad arrivare con la title track del disco "School's Out" del 1972 che li consacra definitivamente una delle più grandi (ed odiate) bands degli States. Il successo però, si sa, ha un prezzo e a pagarlo quasi per intero è il frontman del gruppo, Vince Furnier che viene oramai identificato con Alice Cooper e non riesce più a distinguere tra l'uomo ed il personaggio che interpreta sul palco, affondando in un incubo liquido fatto di alcol. Anni dopo egli ricorderà (per quanto gli sia possibile) così i suoi anni '70: "Appena sveglio la mattina la prima cosa che facevo era allungare il braccio per prendere una birra fredda dal minifrigo che avevo a portata di mano accanto al letto. Poi c'era altra birra sull'aereo. Birra durante il giorno. Il mondo era ai miei piedi. Non mi iniettavo eroina e non sniffavo coca, niente di tutto ciò. Era solo birra. Solo che nessuno si era accorto che ne bevevo più di due pacchi da sei al giorno." I problemi con la bottiglia non impediscono al gruppo di raggiungere ulteriori vette con "Billion Dollar Babies" del 1973, disco che conquista la vetta delle classifiche sia negli U.S.A. che in U.K. e che viene seguito dall'ennesimo tour splendidamente decadente. All'interno dei ranghi però la situazione scricchiola: i compagni di Vince si sentono schiacciati dall'ingombrante presenza del cantante e vorrebbero rinunciare a trucchi grand-guignol e costumi di scena per tornare ad un rock più "misurato" che dimostri anche alla critica le loro capacità come musicisti. Niente da fare: la gallina dalle uova d'oro deve continuare a deporre e così i cinque sono costretti a proseguire lungo la strada intrapresa. La stanchezza e l'insoddisfazione portano però a quel "Muscle Of Love" che risulta meno frizzante rispetto alle precedenti release e scontenta un pò tutti, in primis il pubblico che non corre ad acquistarlo come ci si sarebbe aspettati. A questo punto la rottura tra il cantante ed i quattro musicisti è inevitabile: Vince si fa unico portatore del nome Alice Cooper e con il concept album "Welcome To My Nightmare" getta il seme di una carriera solista che dura tutt'ora, mentre gli altri si eclissano per un pò (Bruce, Dunaway e Smith cercheranno anche fortuna dietro al moniker "Billion Dollar Babies" per un solo disco ed un tour morto sul nascere). Tutto bene per Vince / Alice quindi? Non proprio: tempi durissimi sono dietro l'angolo ed il cantante quanto prima toccherà il fondo...della bottiglia.

2 commenti:

  1. Gran bel post Jen, io ho amato alla follia i dischi di/degli Alice Cooper che hai citato, soprattutto Love it to Death: l'ho avuto in cassetta, vinile, mp3 e cd...mi manca solo il 3D.
    Quasi quasi mi faccio un goccio anch'io...

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    1. Grazie Ant! "Love..." è il primo full degno di nota, ma credo che "Killer" sia il suo capolavoro artistico, mentre "Billion Dollar Babies" è l'album oggettivamente più maturo ed elaborato della prima parte della sua carriera. Tra l'altro l'ho visto in azione ben 3 volte in meno di 2 anni e ti posso confermare che sul palco è ancora una garanzia... nonostante i 60 e passa anni che indossa ;)

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